Day: 16 ottobre 2014

Abstract: “Colori”.

Quello che segue è un piccolo estratto di una serie di racconti di cui mi sto occupando, causa, tra l’altro, dei frequenti ritardi del blog… perdonatemi! Buona lettura.
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Pulsante color cobalto, macchie di rosso, vortici di nero: è qualcosa che va al di là del senso comune. Solitamente ci si ferma sulla prima impressione, che, per carità, il più delle volte è giusta, ma notare i dettagli la seconda, terza, quarta volta ti sbatte in faccia realtà nuove. Le tonalità dell’animo sono infinite e un bravo artista, che sia poeta o pittore, si riconosce dal numero che riesce a comunicarne. La vita è a colori. 
“Possibile che non gliene piace neanche uno di questi quadri?”
“Normalmente mi piacerebbero, ma non stavolta”
“Ma perché?”
“Non lo so”
“Non è accettabile dire ‘non lo so’!”
“Lei ha mai visto il colore nero?”
“Certo! É qui sulla tela davanti a lei!”
“Io credo che ogni colore comunichi aspetti ben precisi alla nostra anima, e perché siano riconosciuti, bisogna che essa già abbia provato tali aspetti, che noi cerchiamo di ritirare fuori in questo modo”
“È interessante, ma cosa sta cercando di dirmi esattamente?”
“Solo chi ha provato il nero dentro di sé, con le azioni, coi sentimenti, con la morte interiore, può vedere in questo nero qualcosa che sia arte”
“Quindi lei dice che io sono persona ‘nera’?”
“Non l’ho detto”
“E invece si! O ha detto questo, o ha detto che io, in caso contrario, non ho mai visto il nero; e quindi sarei un menzognere!”
“Ma lei non poteva sapere come la pensavo”
“E chi dice che lei pensa bene?”
“Lo dice lei che mi invita qui a vedere questi quadri: se non pensasse che penso bene non lo avrebbe fatto”
“Ah, voi siete un sofista!”
“Grazie”
“Però non avete ben risposto alla mia domanda: perché non vi sono piaciuti i quadri che vi ho mostrato?”
“Perché non sono fatti da qualcuno che abbia vissuto quei colori, o almeno non mi è dato saperlo”
“Lei non sa chi è l’artista…”
“Dovrebbe importarmi?”
“Io dico di si. Come fa a giudicare la mano di un’opera se non la conosce? Se le interessa, ve lo presenterò alla prossima esposizione”
“Vi ringrazio ma non sono interessato”
Adesso, molto elegantemente, voltati, tacchetta leggermente con le tue scarpe di marchio italiano, ed eclissati agli orrori che quei quadri ti ricordano. Non hai bisogno di dare nessuna ulteriore spiegazione. Questo finto erudito d’arte, che di arte non capisce niente, non capirebbe comunque. Guarda, è talmente spiazzato e sconsolato da rincorrerti.
“Il mio io biglietto da visita..! Tenga!”
Et voilat! Rispondi:
“Ah, grazie. Ecco il mio. Con permesso”. Uscita trionfale.
È sempre stato difficile descrivere con scioltezza quello che senti dentro di te. Come avresti potuto dire che tu capivi il nero perché lo avevi vissuto? Come potevi ammettere che quelle sfumature rosse ti facevano morire, bruciare!, perché l’ardente passione bruciava dentro di te da…- quando esattamente? 
Pulsante color cobalto, macchie di rosso, vortici di nero: è qualcosa che va al di là del senso comune. Solitamente ci si ferma sulla prima impressione, che, per carità, il più delle volte è giusta, ma se per poco quasi non sai tu stesso cosa si agita nel tuo animo, come puoi pretendere di spiegarlo agli altri? A che servirebbe sapere chi tinge la tela – no – la tua vita? Come puoi descrivere un colore?

__________\Beatrice Folino.\_________