Già. È passato un anno.
Si è conclusa la prima giornata degli esami di stato a.a. 2013/2014.
Io mi sono diplomata l’anno scorso e mi è bastato guardare nella home dei vari social networks per abbandonarmi ai ricordi: tutti ragazzi in piena fase “notte prima degli esami”, tutte foto di gruppo che svolgono un ruolo liberatorio e consolatorio per un’esperienza che sta per finire… Tutto ciò mi provoca profonda nostalgia. Credo che non ci sia nulla di originale, come capita a me succede sicuramente a molti altri diplomati di girarsi alle spalle e rimpiangere i tempi passati.
Io invece sono rimasta indietro. Ma non con i ricordi, con gli affetti e robe simili; io parlo proprio della mia testa. Appena finito il ciclo d’esame non avevo ben afferrato il concetto “è finita”, e ancora oggi, a distanza precisa di un anno, mi risulta difficile pensarci consciamente.
Qualche tempo fa, una volta presa la patente, e diversi mesi dopo essermi diplomata, euforica per questa nuova conquista, decisi di farmi un giro in macchina; non sapendo dove andare, guidando soprappensiero, mi ritrovai davanti al mio ex liceo, così senza pensarci mi dissi
ah! che bello! ora potrò andare a scuola in macchina!
… Mi ci volle qualche secondo per realizzare che in effetti non sarebbe stato proprio così…
E questo era giusto per farvi entrare nell’ottica.
In realtà ci sono cose banali che nella quotidianità vengono totalmente influenzate dalla vita scolastica, come lo scandirsi del tempo.
Altro esempio banale: avendo passato una vita, in pratica, all’interno dell’istituzione scolastica, mi ero abituata a dividere gli anni in modo accademico; per me l’anno non iniziava a gennaio e non finiva a dicembre, iniziava a settembre (con la ripresa delle lezioni), si prolungava per 9 mesi e finiva, dopo una pausa estiva, ad agosto.
Davvero, a molti sembra una cosa stupida, ma per abituarmi ci è voluto qualche attimo in più.
Se dovessi parlare esplicitamente dell’esame, direi che non è stato nè più nè meno di come me lo aspettassi.
È una cosa seria, senza dubbio, ma è anche spettacolarizzata e circondata da un alone minaccioso che per lo studente assomiglia, dall’inizio alla fine, a una spada di Damocle.
Per me non è stato così.
Sapevo che dovevo studiare. Punto.
Tutto il resto per lo più era già deciso dalla mia media e dal sistema dei crediti, inutile preoccuparsi più del dovuto. Nessuno ha mai perfettamente i risultati che si aspetta; per carità a qualche fortunato succede, ma spesso non è così, e non bisogna prendersela, la vita continua.
Considerazioni finali?
Io sono entrata nel liceo in un modo e ne sono uscita in un altro, ci sono entrata speranzosa di poter ricominciare daccapo un percorso, piccola, timida, e sono uscita guardandomi sorridente alle spalle, cresciuta, fin troppo esuberante.
Non mi pento di niente, ho vissuto esperienze che non hanno fatto altro che accrescere il mio sviluppo personale.
Ma se potessi non tornerei indietro, non perché non mi manchi tutto questo, ma perché, anche mentre scrivo queste righe, forse la mia testa si sta abituando al presente.
Guarderò sempre con riconoscenza al mio passato, a chi e a cosa ne ha fatto parte…
Ora ci aspetta il domani.
Beatrice.