Ciao a voi.
Non so chi siate, ma sono certo che in questo momento la vostra intenzione sia quella di sbirciare nella mia testa, nei miei pensieri, per il puro gusto di sapere, per un innato istinto di vedere cosa si cela dietro le mie parole. Voyeuristi.
Credete davvero di poter capire qualcosa di me che nemmeno io ho afferrato fino in fondo?
Se proprio ci tenete, vi lascerò riflettere su di me e sulla mia finestra. Come sarebbe “quale finestra”? Quella dalla quale mi spiate, dove mi trovate sempre ad osservare il panorama che mi si offre da dietro ai vetri. Ah, che bella quella finestra.
Se ne sta sempre al suo posto, non dice mai una parola inopportuna e allo stesso tempo mi offre un vista sul mondo lì fuori. Altro che Giacomo e la sua siepe, lì sull’erba a macchiarsi i vestiti e a prendere freddo! Io me ne sto bene qui, tra le mura di cemento, dietro alla mia finestra sul mondo.
Pensate di essere solo voi a guardare me? Anche io guardo voi. Posso farlo, dato che Finestra non è come quella brutta siepe, che nasconde le cose. Io vi vedo, dicevo, e perciò non mi disturba il vostro sbirciare, perché a vostra insaputa io faccio lo stesso.
Vedo te, ragazzina, anzi no, giovane donna, che porti a spasso il tuo dobermann tre volte al giorno; vedo te, caro impiegato, con i tuoi occhiali montatura stile anni ’80, con l’impermeabile sdrucito e la tua borsa da lavoro nera; vedo te, cara vecchietta, con i capelli cotonati bianchi, lo scialle di pelliccia, scarpe comode, che sembri così gentile e poi, appena qualcuno ti si avvicina, ti stringi la tua bella borsa più vicina; vedo te casalinga, mamma, oppure lavoratrice?, che ti porti appresso le tue figliolette, due, per accompagnarle a scuola personalmente, del resto non si sa mai quali oscuri pericoli nasconde la strada, ma prima ti fermi al panificio di fronte a comprare del pane, ne compri sempre di meno: dimmi, ti pagano abbastanza da mantenere te e le tue figlie? O forse sei troppo presa dai tuoi impegni?
Vedo anche te, ragazzo, riflesso nel vetro, rimani a guardare la solita gente, le solite facce. Hai l’aria di uno che non esce di casa da giorni, gli occhi color miele contornati dalla occhiaie, un cappuccio in testa, la barba cresciuta troppo: perché non esci a prendere un respiro? No, non intendo che devi aprire la finestra, intendo andare lì, dove sta il resto del mondo, dove la gente ti può vedere meglio che da dietro ad un vetro. Potresti osservare da vicino tutto ciò che finora hai solo spiato.
No, io sto bene qui. Qui nessuno sa di me, e nessuno deve saperlo: se lo sapessero non vorrebbero più essere guardati, sono così fragili.
Si, devo rimanere qui a vedere e a farmi vedere, e tu, ragazzo riflesso nel vetro, smettila di ricordarmi che il mondo è fuori, perché il mio mondo me lo sono costruito da dietro alla finestra.
Beatrice Folino.